L'Area metropolitana
dello Stretto chiude alle 19
Da oggi (mercoledì 11 settembre
n.d.r.) sono in vigore i nuovi orari per il collegamento via mare tra le città
di Messina e Reggio Calabria. L'unica compagnia che garantisce
l'attraversamento dello Stretto ad oltre un milione di pendolari l'anno, ha
stabilito che l'ultima corsa da Messina verso Reggio Calabria sia alle 19.05
nei giorni feriali, alle 19 il sabato e la domenica. Per chi, per ragioni di
lavoro o di studio, o per interessi culturali o ricreativi, o per raggiungere
l'aeroporto dello Stretto, volesse muoversi in questa area metropolitana,
dovrebbe arrivare a Villa San Giovanni, sopportare un costo maggiore,
percorrere 15 km di autostrada, senza che ci siano bus di collegamento, ed
arrivare a Reggio. Di fatto, alle 19, l'area metropolitana dello Stretto chiude
i collegamenti tra le due città capoluogo.
Al Dipartimento di Economia
dell'Università di Messina da anni studiamo la condizione economica delle due
città e le potenzialità che potrebbe avere in termini di sviluppo la
realizzazione di un Area metropolitana dello Stretto. Una maggiore integrazione
dei due sistemi territoriali, infatti, permetterebbe una specializzazione
funzionale dei servizi (culturali, universitari, sanitari e trasportistici) e
quindi una loro migliore efficienza, mettendo a disposizione di ogni cittadino
più servizi di più elevata qualità. Ma un altro aspetto è molto importante
nella realizzazione di un nuovo modello di sviluppo per il nostro territorio:
la costruzione di un'Area metropolitana dello Stretto (con quasi 500 mila
abitanti se si considerano solo i due comuni capoluogo e quelli limitrofi, un
milione e 200 abitanti se si prendono come riferimento le rispettive province) potrebbe
diventare determinante nell’attrazione di nuovi investimenti e capitale umano. Infatti,
solo raggiungendo quella massa critica che permette di essere visibili nel
contesto di una competizione crescente a scala globale è possibile pensare un
modello di sviluppo alternativo a quello da economia assistita che ha
caratterizzato i territori meridionali dagli anni '60. Ragionando come singolo
comune, senza una strategia di sviluppo complessiva dell'area, non ci sono
prospettive di crescita economica credibili.
E senza crescita e sviluppo economico
il default amministrativo sarà sempre dietro l'angolo, al netto della
competenza e buona gestione degli amministratori.
Pertanto, l'integrazione delle due
città dello Stretto dovrebbe essere un esigenza sentita e perseguita da tutti i
soggetti istituzionali. Ed invece, il Ministero dei Trasporti non crede sia
utile spendere qualche milione di euro in più per collegare meglio un'area così
strategica per il Mezzogiorno e per i traffici del Mediterraneo, l'Autorità
Portuale gestisce la zona del porto come se fosse una proprietà privata,
l'unica compagnia che collega Messina e Reggio, operando in regime di
monopolio, gestisce il servizio con un livello di efficienza e qualità
scadente, ed il Comune di Messina mette a disposizione dei circa 5 mila
pendolari che ogni giorno attraversano lo Stretto solo quindici posti auto.
In sostanza, non solo nessuno
crede nell'integrazione dei due territori, ma si fa di tutto per rendere la
vita difficile a chi, come i pendolari, non può fare a meno di attraversare lo
Stretto. Eppure basterebbe poco per migliorare il servizio: sarebbe sufficiente
che ogni istituzione interessata, invece di pensare esclusivamente ai propri
interessi, si occupasse anche di quelli dei cittadini.
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