venerdì 6 settembre 2013



 Le larghe intese alla messinese

Le ultime decisioni dei rappresentanti del Partito Democratico in Consiglio Comunale evidenziano la necessità del PD di Messina di ripristinare la funzionalità degli organismi dirigenti cittadini e provinciali.

La sconfitta elettorale delle amministrative di giugno contro il movimento che sosteneva Accorinti ha le sue ragioni principali nella scelta di parte del nostro elettorato, quello più di sinistra, di votare il candidato movimentista, assimilando il nostro partito a quella classe politica che ha portato la nostra città al quasi dissesto.

Non siamo riusciti a farci percepire diversi dal centro-destra, in discontinuità con le amministrazioni passate, nonostante il PDL, e non il PD, abbia governato in città, alternandosi con i commissari, gli ultimi quindici anni.
La sconfitta elettorale avrebbe dovuto farci riflettere sugli errori commessi e quindi sulla linea da tenere in consiglio comunale. E invece si continuano a fare gli stessi errori.

Essendo all'opposizione, insieme al PDL, di una giunta che ha pescato molto nel nostro elettorato, dovremmo fare di tutto per distinguerci dal centro-destra e tentare di riconquistare parte del consenso perso. Alla prima occasione, invece, su un tema dove la sinistra ha un approccio sociale e culturale molto diverso dalla destra, il PD fa una conferenza stampa congiuntamente al PDL: le larghe intese alla messinese. Rischiando di convincere anche quella parte di elettorato di sinistra che non ci sia nessuna differenza politica tra noi ed il centrodestra nell'amministrazione della città.

Ovviamente questo tipo di errori politici erano prevedibili già dal giorno dopo l'elezione dei consiglieri comunali. E sono la conseguenza della sbagliata composizione delle liste del centrosinistra, formate con un solo criterio: prendere più voti. Imbarcando anche molti consiglieri che fino a qualche mese prima erano nel centro-destra. Ora, se un consigliere cambia idea, matura una nuova visione della società, dei suoi problemi e di come risolverli, e, condividendo spirito, valori di fondo e linea politica del PD, decide di aderirvi e candidarsi, è un fatto positivo, perché rappresenta un valore aggiunto.
Se, al contrario, si candida nel PD, rimanendo culturalmente e politicamente nel centrodestra, allora questo è un problema molto serio. Poiché la presenza di tali consiglieri potrebbe cambiare i connotati politici del PD nelle istituzioni cittadine.

Questa situazione impone pertanto al nostro partito di ripristinare al più presto la funzionalità degli organismi dirigenti, comunali e provinciali, e aprire un confronto continuo con i propri rappresentanti in consiglio comunale, con l'obbiettivo di ricostruire un'identità politica che negli ultimi anni sembra scomparsa.

E' necessario che da questo confronto dentro il partito emerga la linea da tenersi in consiglio comunale su quale rapporto il PD deve tenere con la giunta Accorinti, su come differenziarci in consiglio dal centro-destra ed, infine, sulla definizione di una nostra agenda politica di priorità per la città che permetta al PD di presentare proposte chiare sui temi dell'economia, delle politiche sociali e culturali, e sui trasporti.

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